di ELEONORA FORENZA
Sono fermamente convinta che il pensiero politico femminista, le pratiche politiche delle donne siano oggi indispensabili per scrivere una nuova storia nello spazio politico europeo. Non solo per rompere logiche della Unione neoliberista e della fortezza Europa, ma anche per superare i bivi di una sinistra europea che sembra non riuscire a produrre alternative fra il progressismo europeista (ma come si può pensare oggi di fare fronte con quei Socialisti europei che hanno costruito l’Europa del Fiscal compact e dei respingimenti?) e il neopatriottismo sovranista (ma da quando la difesa dei confini è “qualcosa di sinistra”?). Autodeterminazione, sorellanza, cooperazione, internazionalismo, solidarietà, accoglienza: la politica delle donne, che si basa su questi concetti e queste pratiche, è essenziale oggi più che mai per rifondare l’Europa, per ricostruire dalle fondamenta una nuova casa comune europea. E per questa casa comune dell’autodeterminazione dei popoli europei le Case delle donne e gli spazi femministi sono fondamentali. È anche a partire da questa convinzione che ho richiesto che la Commissione Femm (Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere) audisse una delegazione rappresentativa degli spazi di libertà e autodeterminazione delle donne che in questo momento sono sotto attacco nella città di Roma e in tutta Italia: la Casa internazionale delle donne, la Casa delle donne Lucha y Siesta, il Centro antiviolenza Donna L.i.s.a..
L’audizione, avvenuta lo scorso 3 settembre, è stata potente e ha suscitato un intenso dibattito all’interno della Commissione. L’attacco agli spazi femministi nella città di Roma è riassumibile in tre parole: revoca (il Comune di Roma ha revocato la convenzione con la Casa Internazionale lo scorso 3 agosto), sgombero (tale è la minaccia che incombe su uno spazio come Lucha y Siesta), sfratto (come nel caso del centro donna Lisa). Non è invece riassumibile la qualità e la quantità del lavoro politico, sociale e culturale che questi luoghi di autodeterminazione praticano quotidianamente: scambi culturali, solidarietà internazionalista fra donne, solidarietà concreta con le donne che hanno subito violenza, sportelli di assistenza e posti letto…
Un valore che non si può quantificare economicamente, politiche che non si possono mettere a bando. È in primo luogo il valore, l’autorevolezza, l’autonomia politica di questi luoghi che abbiamo chiesto alla Commissione FEMM che fossero riconosciuti e sostenuti. Perché senza l’autonomia e l’autorevolezza dei luoghi femministi e delle donne semplicemente non sarebbe pensabile una politica istituzionale attraversata dal gendermainstreaming.
Il Trattato sul Funzionamento dell’Ue all’articolo 8 recita: “Nelle sue azioni l’Unione mira ad eliminare le inuguaglianze, nonché a promuovere la parità tra uomini e donne”. L’Italia è anche tra gli Stati Membri che hanno ratificato la Convenzione di Istanbul. Eppure è attraversata da una nuova ondata di sessismo di governo. L’attacco agli spazi femministi, ad esempio, non è circoscrivibile alla città di Roma, come ci hanno spiegato le donne di Pisa, alle prese con le minacce di un Assessore alla Cultura giudicato colpevole di stalking, di Viareggio, di Arezzo.
La Commissione Femm ha recepito e accolto l’allarme lanciato dalla delegazione. Nel prossimo mese di Dicembre una delegazione ufficiale della Commissione farà visita agli spazi sotto attacco nella città di Roma. Ancora, verrà avanzata una proposta di risoluzione a sostegno degli spazi femministi in una Europa ancora così segnata dalla violenza maschile e dalla cultura patriarcale. Inoltre 42 Parlamentari europee/i hanno sottoscritto una “lettera di supporto agli spazi di liberà delle donne” che chiede che “sia riconosciuto il valore sociale e politico dell’esistenza di questi spazi” e che considera “l’attacco del Comune di Roma agli spazi delle donne un’aggressione ai principi della stessa Unione europea”. Insomma, il percorso iniziato il 3 settembre in Parlamento europeo continuerà.
Ma soprattutto non si è mai fermato e non si fermerà quello portato avanti dagli spazi femministi. Il prossimo appuntamento è il 22 settembre per l’incontro pubblico nazionale “Le città femministe esistono e resistono” convocato a partire dalle 13 da Lucha y Siesta a Roma.
Andiamoci in tante, andiamoci tutte. #stayfeminist
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